martedì 7 luglio 2009

Ho passato la domenica a Milano




Domenica verso l'ora di pranzo sono arrivata a Milano dopo circa 2 ore di viaggio su auto multiaccessoriata: autista con 1 ora di sonno alle spalle, compagno di viaggio con forte odore e maglietta da frocio americano, ampia varietà di cd e aria condizionata. Scesa dalla macchina alle 13 e qualcosa sono caduta a terra.
Il caldo mi ha fatto soccombere.
Mi sono rialzata e ho suonato alla mia dolce metà.

Salita in casa ho combattutto contro la forza che mi spingeva verso il letto e ho deciso di andare a pranzare al parco di Porta Venezia, che Tony mi dice chiamarsi forse ora "Indro Montanelli".
Ho pranzato in un chioschetto veramente grazioso attorniato da passerotti con sguardo cattivissimo e persone dell'europa dell'est che pasteggiavano con gelato Magnum alle mandorle e martini liscio.
Io e la mia dolce metà abbiamo preso un'insalata, lui ha preso l' "insalatona di pesce", contenuto della ciotola in pesce: gamberetti e polpa di granchio.
Dopo di che abbiamo deciso di andare a morire sotto un albero ed è iniziata la ricerca: dopo circa 10 minuti abbiamo trovato un posto mediamente silenzioso, mediamente isolato, mediamente fresco.

Quello che ho da dire sul parco è questo: quello non era un parco.
Era un cumulo di erba secca e piante attraversato da mille stradine inutili e ghiaiose ai lati delle quali si possono incontrare pozze di acqua fangosa dove nuotano anatre stanche di nuotare per il fango. Sulle panchine dormono donne di dubbia nazionalità sdraiate a faccia in giù con vicino carrozzine vuote, in mezzo ai prati al sole si possono trovare decadenti donne di mezza età semi nude con costumi da bagno non abbinati e figli finti rapper.
Un fattore non trascurabile è la massiccia presenza di cani brutti.
Certo, sono presenti anche due o tre esemplari dalla faccia sveglia o dal bel portamento, ma la maggior parte sono esseri quasi amorfi ingabbiati in guinzagli di dubbio gusto (primo fra tutti un chiuaua con delle alette argentate sul dorso) con padroni di gusto ancora peggiore. I nomi non li ripeto per decenza.
Un altro aspetto da non sottovalutare è la presenza di zanzare, che io pensavo girassero soltanto di notte, come Lara Musso.

Tony domenica lo ha definito "novecentesco", credo cercasse di salvare il salvabile.


Dopo la gita al parco che fa tanto "giovane che vuole vivere gli spazi verdi della propria città" siamo andati al mercatino dell'usato che c'è in piazza Repubblica: un luogo assurdo. Sembra di essere ad un mercatino vintage da piazza all'aria aperta, soltanto che se guardi in alto vedi il soffitto della cantina che lo ospita. I gestori poi sono delle macchiette di se stessi: signore anzianotto che fa il brillante mal riuscito, donna anziana alla casa con mani ricoperte di anelli di bigiotteria e donna mediamente giovane e ben conservata che fondamentalmente non fa un cazzo. La nonnina poi, proprio quando ti stai facendo i cazzi tuoi, ti rimbrotta qualche consiglio da una che le cose le sa o per lo meno le sapeva. Dopo aver constatato che il modernariato è pressochè imbattibile e aver comprato una busta piena di cartoline del 1960 indirizzate alla famiglia Majorana di Segrate siamo andati a mangiare un gelato, che fa tanto "coppia romantica" e poi alla Fnac che fa tanto "giovane".

Dopo la Fnac felici e spensierati abbiamo incontrato sulla nostra strada un cinema: l'Eliseo.
Io impavida: "Andiamo a vedere uno spettacolo, così, scegliendo a caso?"
Dolce Metà: "Beh, io avrei preferito andare a sentire ... (mio vuoto di memoria), però, se ci tieni.." (con faccia triste)
Io sempre più temeraria: "Guarda quel film! Ha vinto anche svariati premi in festival indipendenti" (tentando la strada dell'underground per convincerlo)
Dolce Metà sempre più convinta: "E' vero, male NON può essere.."

Male non può essere le palle.

"Look both ways" di Sarah Watt.
Riassunto: incrocio di storie facilmente tristi intervallate da spezzoni di disegni e brevi riflessioni sul binomio vita/morte e sul destino.
Una pellicola di una bruttezza rara, con una trama che cerca di essere quella di "Magnolia" mescolata a "Lola corre" ed un pizzico di "I heart Huckabees". In aggiunta a tutto questo una menzione speciale per la colonna sonora che deve essere stata scelta palesemente a caso posizionando su "shuffle" l'ipod del panettiere della regista.

Sarah? Ma vaffanculo.
Aggiungendo 2 euro a quelli che ho speso per vedere la tua porcata potevo tranquillamente comprarmi un dvd alla Fnac.


Dopo questa tragica esperienza siamo andati a mangiare la pizza non ricordo dove, so solo che all'inizio la cameriera ci ha messo al piano di sotto, ovvero in cantina, per poi spostarci sopra nel regno delle zanzare.
A me sinceramente la pizza è piaciuta, mentre a D.M. no.
Poi abbiamo avuto un insensato battibecco, non per la pizza.


Tutto questo per dire che la domenica a Milano è meglio non uscire.

3 commenti:

  1. conosco il parco e ho visto il film.
    non so cosa sia meglio.
    un film sulla morte che comincia con un disastro ferroviario o un parco che comincia con il planetario e termina nel ghiaino.
    odio le domeniche.
    glo

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. magari fosse stato un film sulla morte.
    invece no, ci hanno pure infilato un malcelato lieto fine.

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